Cerca
A luglio 2020 il Consiglio Europeo ha raggiunto un accordo sul nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 e sul fondo per garantire la ripresa dell’economia europea dopo la crisi provocata dal COVID-19.
Il piano, denominato “Next Generation EU”, dotato di una capacità finanziaria complessiva di 750 miliardi di euro tra prestiti e sussidi, comprenderà una serie di strumenti, tra cui:
Il Recovery and Resilience Facility rappresenta il fulcro del Next Generation EU e sosterrà gli Stati Membri ad assorbire lo shock determinato dalla pandemia di COVID-19 ed a rendere più resilienti le loro economie. Il dispositivo mette a disposizione degli Stati circa 672,5 miliardi di euro, di cui 312,5 in sussidi e 360 in prestiti.
La Commissione Europea subordinerà l’erogazione dei fondi all’approvazione dei Piani di Ripresa e Resilienza, che tutti gli Stati Membri dovranno presentare entro aprile 2021.
A tal fine, la Commissione ha fornito indicazioni specifiche sulla redazione dei Piani e sui progetti da presentare. In particolare, gli Stati Membri dovranno includere nei piani nazionali investimenti e riforme volti a perseguire alcuni obiettivi:
La Commissione ha anche stabilito che gli Stati Membri dovranno dedicare almeno il 37% dei fondi ai programmi finalizzati alla transizione green e il 20% a progetti che supporteranno la transizione digitale in tutti i settori economici.
A seguito della presentazione del Piano di Ripresa e Resilienza, La Commissione europea avrà a disposizione 2 mesi per le sue valutazioni e per proporre al Consiglio dell’UE l’approvazione del Piano. Il Consiglio dovrà quindi approvare il Piano entro 4 settimane dalla presentazione della proposta della Commissione europea. A seguito dell’approvazione del Piano, gli Stati Membri potranno accedere ad un prefinanziamento del 13% dell’importo complessivo previsto per ciascun Paese.
L’Italia sarà uno dei principali beneficiari del Next Generation EU e riceverà, a partire dal prossimo anno e fino al 2026, circa 208 miliardi di euro così suddivisi:
Il 9 settembre scorso, il Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE) ha approvato la proposta di linee guida per la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, definendo le sfide che il Paese dovrà affrontare, le missioni dentro le quali saranno organizzati i diversi progetti del Piano e le iniziative di riforma che saranno collegate ad uno o più cluster di intervento.
Le sfide:
Le missioni:
Le iniziative di riforma e le politiche di supporto:
Il 7 dicembre 2020 il Consiglio dei Ministri ha avviato l’esame della versione aggiornata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In seguito, il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 ha approvato la proposta di PNRR che costituisce la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano.
Il Piano si articola in 6 Missioni, 16 Componenti e 48 Linee di intervento e individua 3 assi strategici:
Inoltre, il Piano prevede che le risorse complessive ammontino a 222,9 miliardi di euro (una cifra superiore rispetto a quanto previsto dalle linee guida del PNRR), così suddivise:
Il Governo ha deciso di includere nel Piano anche 79,81 miliardi di euro derivanti dalla programmazione di bilancio 2021-2026 e 7,9 miliardi di euro dai Fondi Strutturali Europei, per un totale complessivo di 310,6 miliardi di euro.
Le risorse del Next Generation EU saranno suddivise tra le 6 missioni previste dal Piano nel modo seguente:
L’1 aprile 2021, la Camera dei Deputati e il Senato hanno votato due Risoluzioni sulla proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentata dal Governo Conte a gennaio, approvando la relazione delle Commissioni parlamentari.
Il 24 aprile 2021 il Governo Draghi ha esaminato la versione finale del PNRR, aggiornata anche sulla base delle raccomandazioni espresse dal Parlamento. In seguito, il 26 e 27 aprile il Presidente Draghi ha tenuto delle Comunicazioni alla Camera dei Deputati e al Senato in vista della trasmissione alla Commissione europea del PNRR. A seguito dell’approvazione del Parlamento, il 30 aprile il Governo ha trasmesso il PNRR alla Commissione, rispettando così la scadenza prevista per ricevere il pre-finanziamento del 13% delle risorse, che l’Italia dovrebbe ricevere entro l’estate.
Risorse
Le risorse complessive del Piano ammontano a 235,1 miliardi di euro:
Inoltre, sono stanziati 26 miliardi di euro destinati alla realizzazione di opere specifiche, da completare entro il 2032.
A tali risorse si aggiungono circa 15,5 miliardi come anticipo del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2021-2027.
Il Piano destina il 40% delle risorse al Mezzogiorno (circa 82 miliardi di euro su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio).
Grazie al Piano, il Governo prevede un aumento del PIL fino a 3,6 punti percentuali ed un aumento di 3,2 punti percentuali del livello di occupazione nel 2026.
Assi strategici e priorità trasversali
Il Piano si sviluppa intorno a tre assi strategici:
Tutti gli interventi del Piano saranno finalizzati a raggiungere tre obiettivi trasversali:
Missioni e Componenti
Il Piano si articola in 6 Missioni e 16 componenti prioritarie.
40,32 miliardi di euro dal RRF più 8,74 miliardi di euro dal fondo complementare più 0,80 miliardi di euro dal REACT-EU.
59,47 miliardi di euro dal RRF più 9,16 miliardi di euro dal fondo complementare più 1,31 miliardi di euro dal REACT-EU.
25,40 miliardi di euro dal RRF più 6,06 miliardi di euro dal fondo complementare.
30,88 miliardi di euro dal RRF più 1 miliardo di euro dal fondo complementare più 1,93 miliardi di euro dal REACT-EU.
19,81 miliardi di euro dal RRF più 2,77 miliardi di euro dal fondo complementare più 7,25 miliardi di euro dal REACT-EU.
15,63 miliardi di euro dal RRF più 2,89 miliardi di euro dal fondo complementare più 1,71 miliardi di euro dal REACT-EU.
Riforme
Il PNRR include anche una serie di riforme strutturali necessarie per raggiungere gli obiettivi del Piano nei tempi previsti:
Riforme orizzontali
Riforme abilitanti
Infine, il Governo porterà avanti alcune riforme – come la riforma fiscale – che, pur non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, sono destinate ad accompagnarne l’attuazione.
Governance
Il 13 luglio 2021 l’ECOFIN ha ufficialmente approvato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia, che lo scorso 22 giugno aveva ricevuto la valutazione positiva della Commissione europea. Il Piano da 191,5 miliardi di euro (68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti), consegnato dall’Italia il 30 aprile scorso, è stato infatti valutato con gli stessi punteggi dei piani degli altri Stati approvati finora, ovvero con dieci A e una B alla voce “Costi”.
Per la Commissione, il Piano italiano prevede il 37% di misure indirizzate alla transizione verde e il 25% a quella digitale, quote che sono state leggermente riviste al ribasso rispetto a quanto stabilito dal governo italiano, ma comunque in linea con i parametri definiti dalla Commissione.
È stata quindi accettata la richiesta di prefinanziamento dell’Italia di 24,9 miliardi di euro (9 miliardi di sovvenzioni e 15,9 miliardi di prestiti), pari al 13% del totale, che sono stati erogati ad agosto.
Nel Piano italiano si prevede, già per il 2021, una spesa di circa 13,8 miliardi di euro per finanziare 105 progetti. Tuttavia, per ottenere le prossime tranche di fondi europei, l’Italia dovrà raggiungere una serie di obiettivi relativi non solo agli investimenti ma anche alle riforme da implementare: come definito nell’allegato alla proposta della Commissione europea sull’approvazione del PNRR, l’Italia dovrà raggiungere 51 obiettivi intermedi per ottenere circa 24 miliardi ad inizio 2022, e altre 45 milestone entro la metà dello stesso anno.
A tal fine il Governo guidato da Mario Draghi, dopo il via libera ai tre “pilastri” del PNRR, approvati tra maggio e giugno 2021, ovvero la governance, le semplificazioni e la riforma del reclutamento nella PA, si è impegnato a presentare entro giugno 2021 la riforma della giustizia e il ddl delega per la riforma degli appalti e delle concessioni, mentre a luglio sarà il turno della legge annuale sulla concorrenza.